Valtiberina umbra

Archeologia arborea lungo la Valle del Tevere

L'Archeologia Arborea a Lerchi di Città di Castello nasce da un'idea sospinta dall'amore del Prof. Livio Della Ragione per il territorio e la conservazione delle specie arboree da frutto tipiche ed endemiche della Valle del Tevere, per poterne regalare la conoscenza e tramandarne la custodia alle future generazioni

Una storia, che affascina, tipica della montagna, che fa da ala allo scorrere del Tevere, quella della grande raccolta di Archeologia Arborea, che si trova a Città di Castello (PG), anzi in frazione di Lerchi, una storia che parte dall’amore della propria terra di Livio Della Ragione, professore, partigiano, ufficiale e molte altre cose, con una visione assoluta della vita e con l’impegno di non lasciare indietro niente di quello che la civiltà moderna tendeva a dimenticarsi. Un prologo lungo? Può darsi! Però andrebbe chiesto ai bambini di adesso come sono davvero i frutti degli alberi, abituati come sono a vederli al supermercato tutti uguali, tutti sani forse, tutti belli. Loro non sanno, probabilmente, che le piante da frutto non funzionano a comando e che la natura decide di fare come vuole e per arrivare alla perfezione del mercato è stata piegata negli anni. Per non dimenticare, allora, Livio Della Ragione si mise alla ricerca lungo laValle del Tevere, di tutti gli alberi vecchi, quelli della sua infanzia, prendendone dei "cacchi” per sistemarli nella sua piccola tenuta: setacciò casolari, ville, chiese aiuto a conoscenti ed amici. Dopo non molto nei gradoni dell’Archeologia Arborea di Lerchi sono rinate pesche nostrali, pere coscia, melette, identiche a quelle che ricordava Livio nella sua giovinezza. Tutti frutti "stortignaccoli”, spesso coi vermi, che erano il segno della salubrità del frutto. Centinaia di piante, che hanno dato vita anche ad una singolare adozione: per una cifra modestissima, Livio metteva una targa davanti alla essenza messa a dimora, rilasciando anche un artigianale diploma di benemerenza a chi aveva contribuito. La cosa bella è che l’iniziativa non è passata inosservata e parchi pubblici ed anche giardini privati hanno fatto richiesta delle piante per metterle a dimora e ricordare da dove arrivano i frutti perfetti dei supermarket.

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