Arte, artigianato e tradizioni

Una lingua? Ma no! È il dialetto altotiberino

Non si arriva a definirlo una lingua, come azzardano in altre parti d'Italia, ma il dialetto altotiberino viene considerato addirittura come influenzato dalla parlata gallo-italica, insomma arriverebbe direttamente dal profondo della storia italiana. La parlata è strettissima, cupa, come si conviene nelle valli del nord, segno che è stata poco aperta alle contaminazioni circostanti, una parlata che scende sin lì dal monte, insieme con il Tevere, sino a quando il corso del fiume non si allarga passato Umbertide, dove cambia ancora.

Ma una differenza c'è anche a nord, verso Sansepolcro: di lì passava il confine tra lo Stato della Chiesa e il Granducato di Toscana e i biturgensi hanno acquisito una certa cadenza toscana, portatagli se non altro, dai funzionari del governo fiorentino. Il castellano mantiene una peculiarità che viene studiata anche adesso ma che fa parte, come detto, della difficoltà di insediamenti da parte di popolazioni straniere e quindi con la scarsa contaminazione linguistica.

Fatto sta che il "castellano" è davvero peculiare e per certi versi complicato: la pronuncia, come spiegano gli studiosi, non ha eguali in tutta l'Italia centro-settentrionale come le restanti parlate della Valtiberina umbra, è caratterizzato da influssi in particolar modo romagnoli molto marcati, tanto da essere "spesso considerato una vera e propria forma di transizione con il gallo-italico o un dialetto stesso".


Nella foto: la piazza Matteotti di Città di Castello (Valtiberina umbra, Perugia).

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